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Le ragioni della modernità del laterizio a vista

Il laterizio, materiale edilizio fra i più antichi, rimane oggi uno fra i prodotti più versatili ed efficaci sotto il profilo compositivo – forse l’unico che possa essere direttamente associato al concetto di costruzione – e fra i più performanti per le sue qualità estetiche, statiche e isolanti. Per questo motivo, la ricerca e l’innovazione di prodotto rimangono fra i principali motivi di confronto tra produttori e progettisti.

Quali sono le ragioni di continuità e di sopravvivenza del laterizio, un materiale così antico e al tempo stesso ancora oggi protagonista nel linguaggio architettonico contemporaneo e moderno?

Sondare le ragioni di tale modernità in relazione alle risorse del territorio, alle materie del costruire e alla vicinanza ai linguaggi architettonici contemporanei è stato anche il tema del convegno itinerante che si è svolto questa primavera a Torino: «Architettura cosciente, Architettura appropriata in laterizio».

Un contributo significativo a questo tema lo ha dato qualche anno fa Giancarlo De Carlo, durante una conversazione. Riferendosi al laterizio disse: «...a proposito del cotto, la prima cosa che mi viene in mente è che è un materiale antico e moderno; viene dalla terra, lo si impasta con l’acqua, lo si cuoce col fuoco, lo si asciuga con l’aria e al sole; …La sua stupefacente singolarità –mirabile qualità- è di essere stato moderno in ciascuna delle tante epoche che ha attraversato, conservando il fascino di essere antico». (G.De Carlo, 24 ottobre 2004).

È sicuramente vero che le ragioni di continuità e di sopravvivenza del laterizio, un materiale che ha attraversato tanti secoli, mantenendo il suo carattere antico, tradizionale e al tempo stesso così attuale, sono da ricercare nel fatto che questo materiale ha trovato in ogni epoca architetti e aziende di produzione che l’hanno saputo rendere moderno, coerente con le esigenze estetiche, funzionali e prestazionali. Hanno saputo nelle varie epoche plasmarne la forma, modificarne texture e migliorarne prestazioni. 

Ma oggi? Quali sono le caratteristiche che progettisti e mercato richiedono al laterizio? Quali sono le ragioni che lo rendono ancora uno dei materiali più utilizzati tra quelli da costruzione, soprattutto in un epoca in cui anche le normative sembrano delineare nuovi scenari?

Ne possiamo tracciare almeno tre: biocompatibilità e sostenibilità ambientale; adeguamento al linguaggio architettonico contemporaneo e rispondenza ai nuovi requisiti prestazionali di isolamento termico e acustico.

Il tema dell’abitare e in modo particolare quello della progettazione di edifici residenziali a costi contenuti, «sostenibili» è certamente diventato oggi nuovamente centrale nel dibattito architettonico. Vale a dire che oggi il tema dell’abitare è terreno di ricerca in termini di sostenibilità ambientale e biocompatibilità sia della progettazione architettonica, sia del mondo dell’industria dei materiali da costruzione. È per questo che le scelte aziendali di molte industrie sono orientate verso investimenti che riducano le emissioni nocive in atmosfera, l’utilizzo di sole materie prime naturali e la riduzione dei costi industriali di produzione.

Ma sicuramente parlare di «modernità» del laterizio significa rintracciarne le vicinanze con il linguaggio architettonico contemporaneo. Da questo punto di vista possiamo constatare i segni di una continuità con il passato, segni che poi si sovrappongono e si confondono con quelli di una rottura e di un nuovo inizio.

Scrive in tal senso Marisa Bertoldini in «Quale innovazione, Quale ambiente» (in Perricioli M., a cura di, Giornate di studio su innovazione e ambiente, Atti 1/99 Dipartimento di Progettazione e costruzione dell’ambiente, Università degli Studi di Camerino, Facoltà di Architettura Ascoli Piceno, 1999): «la storia delle tecnologie costruttive nel tempo è fatta di una miriade di esempi di cosiddetta innovazione che, se analizzati a fondo, rivelano piuttosto radicamento e tradizione; rivelano la presenza di lacci, di cronicità che, sia per quanto riguarda i materiali che le tecniche di approntamento o di assemblaggio, raramente sono testimonianza di novità assoluta…»

Questa connotazione espressa dalla Bertoldini, dei processi evolutivi che nei secoli hanno interessato le tecnologie edilizie si addice in modo esemplare alla lettura delle diverse applicazioni del laterizio per la costruzione di sistemi d’involucro.

E questo vale soprattutto se, come ci siamo proposti, vogliamo analizzare quali sono le ragioni di modernità oggi del laterizio, cioè quali sono le condizioni che lo fanno ancora oggi rispondere in maniera attuale e pertinente alla domanda. In altre parole: quali sono le evoluzioni, in questo equilibrio tra tradizione e innovazione, che possiamo prevedere o interpretare oggi per il laterizio?

Ebbene tra i molteplici impieghi del laterizio nell’evoluzione del settore delle costruzioni particolare interesse assumono oggi quelli dove il riferimento a questo antico materiale ha costituito una risposta in termini non solo statici e costruttivi, ma anche di linguaggio architettonico: mi riferisco in particolare a tutte quelle architetture dove l’uso del «cotto» per la realizzazione dell’involucro risponde a una precisa ricerca linguistica indirizzata per esempio all’ottenimento di particolari effetti di texture, di una vibrazione di luce, che altri materiali non possono fornire. Il laterizio «faccia a vista» assume un pieno ed incontestabile valore estetico.

Inoltre, nella lettura dell’evoluzione dell’impiego del laterizio a vista nei sistemi di involucro possono essere messe in evidenza due tendenze: la prima è quella di un progressivo confinamento dell’uso del laterizio allo strato più esterno dell’involucro, fino ad arrivare all’impiego di elementi di rivestimenti sottili; interpretabili come rivestimento o «pelle» degli edifici, la seconda è invece costituita da un sempre più diffuso impiego di tecniche di assemblaggio a secco per il montaggio dei sistemi di rivestimento, vale a dire le facciate ventilate in cotto. Il laterizio «moderno» appare quindi defraudato delle sue caratteristiche tettoniche di portanza e diviene libero di assumere forme e colori più vicine alle esigenze di un’architettura intesa come «pelle» e involucro di una struttura completamente autonoma. 

Terza, ma non meno importante, ragione di continuità e persistenza oggi nell’uso del laterizio è quella di rispondere in maniera adeguata ai requisiti prestazionali di isolamento termico e acustico come richiesto dai recenti riferimenti normativi (dlgs 311/2006 e s.m.i.). Il mattone grazie alla sua massa possiede un ottimale inerzia termica ed offre adeguata resistenza alla trasmissione del calore verso l’interno dell’edificio durante i mesi estivi. Infatti, di fronte a scenari climatici dove le stagioni calde sono sempre più torride e gli inverni miti, è necessario considerare le proprietà dinamiche dell’involucro edilizio, adottando strategie di raffrescamento passivo basate proprio sul concetto di inerzia termica. Il rapporto tra queste esigenze architettonico-prestazionali e la risposta delle industrie si sviluppa nei laboratori di sperimentazione di molte aziende produttrici di laterizio dove ogni anno si conducono progetti di sviluppo di nuove mescole di argilla, di nuove superfici e di nuove forme. In tutti i casi la ricerca e l’innovazione non possono prescindere da due caratteristiche fondamentali: gli orientamenti del mercato e della richiesta dei progettisti e il confronto con il passato, con la tradizione. Ad esempio in una interessante sperimentazione, in collaborazione con l’architetto Massimo Carmassi, per l’Ampliamento del Cimitero Comunale di Arezzo, la ricerca ha condotto allo sviluppo di un mattone a pasta molle senza sabbia in superficie, dagli spigoli più marcati e taglienti, allo scopo di mettere in luce i colori naturali delle argille e ridurre lo spazio occupato dal giunto di malta, questo grazie ad un particolare processo di lavorazione che prevede lo «scasseramento» dei mattoni durante la formatura attraverso l’utilizzo di limatura di faggio al posto della tradizionale sabbia. Tale elemento vegetale durante la fase di cottura brucia, lasciando la superficie brillante e ricca di sfumature, ben adeguandosi alle richieste di espressività formale, di texture e coloristica richieste dall’architetto Carmassi. 

Inoltre, tali caratteristiche di produzione conferiscono ai mattoni particolari caratteristiche di massa, porosità, naturalità senza aggiunta di sabbie, di additivi o di coloranti, tali da farlo rispondere in maniera adeguata sia alle esigenze di biocompatibilità, sia a quelle di espressività materica del laterizio, sia alle esigenze di isolamento termico e acustico, e più in generale di comfort abitativo. Questa particolare tecnica produttiva era stata già utilizzata verso la fine del Quattrocento a Milano per la Cà Granda del Filarete dove i mattoni a vista dovevano dialogare senza soluzione di continuità con le formelle delle cornici e con i bassorilievi, anch’essi in cotto. Ebbene quei mattoni sono stati prodotti da una fornace locale alle porte di Milano proprio utilizzando nell’impasto dell’argilla paglia e limatura di legno. In conclusione le forme di sperimentazione non possono prescindere dal percorrere il filo sottile tra tradizione e innovazione, la prima che è sinonimo di continuità, dal latino tradere, cioè trasmettere il peso delle cose del passato giunte al presente e proiettate nel futuro. Il laterizio in questo senso è assolutamente un materiale «tradizionale» e, quindi, «moderno».

Arch. Davide Desiderio - Image & Communication Manager SanMarco Terreal Italia