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Australia/Melbourne  
McBride Charles Ryan

Complesso scolastico «The Infinity Centre» a Melbourne

The Infinity Centre non può certo definirsi un ordinario edificio a uso scolastico. Se ciò emerge raggiungendolo dai campi sportivi e dagli spazi circostanti del Keilor campus, è ancor più evidente quando, osservandolo in planimetria con immaginario sguardo a volo d’uccello (cui per metodo tendono gli architetti), si concretizza la forte idea configurativa che lo ha generato.

Realizzato nel 2012 alla periferia ovest di Melbourne, il complesso ospita la Penleigh and Essendon Grammar School, secondo edificio a funzione scolastica progettato per il campus da McBride Charles Ryan, team di architetti australiani che dimostra capacità di metabolizzare riferimenti alla cultura architettonica non solo del continente australe ma «internazionale», sintetizzandoli in una visione culturale innovativa.

Particolarità della scuola è inoltre la fusione tra classi maschili e femminili che, per la prima volta nell’iter scolastico, avviene tra i frequentanti del complesso, ragazzine e ragazzini di 11 e 12 anni, come prescritto dal sistema scolastico australiano.

Il team di progettisti ha congegnato un grande complesso partendo dall’idea di dare forma spaziale al simbolo dell’infinito (∞), configurando planimetricamente un volume continuo, fluido, che affaccia internamente i propri ambienti verso due corti-giardino centrali.

La suggestione geometrica di partenza ha consentito di verificare fin da subito l’opportuna collocazione della biblioteca ove si incrociano i due grandi corpi di fabbrica a pianta concentrica; nella sola parte statica del complesso è posizionato così lo spazio di studio e archivio dei volumi e documentazione posseduta dal centro didattico, divenuto cuore pulsante del complesso, simbolo di radicamento della conoscenza e paradigmatico snodo radiale tra i percorsi.

L’edificio, per i progettisti, «incarna il concetto d’itinerario educativo di formazione e contaminazione tra le discipline», ove, come un flusso continuo, confini e limiti tra ambiti di conoscenza si fondono. Ogni ala, ogni tratto del percorso corrispondente a un dipartimento disciplinare ha proprie specificità identificate e rafforzate attraverso l’uso del colore negli spazi interni ma, allo stesso tempo, è connessa e fusa con la funzione o disciplina successiva.

The Infinity Centre si pone apertamente come un edificio «simbolico» entro il quale i fruitori, più o meno consciamente, si sentono partecipi.

Attraverso le spaziose corti interne rimanda ai sistemi claustrali dell’Occidente europeo, riconosciuti come luoghi d’eccellenza di conoscenza e istitutori del principio planimetrico archetipico del «chiostro». 

L’opera architettonica, alquanto estesa planimetricamente, è elevata su due piani. «Come una cittadella murata» (parole di McBride) il fronte continuo attraverso il quale il complesso si pone verso l’esterno è interamente rivestito di elementi in laterizio vetrificato e apparecchiato in bande orizzontali nere e grigie di diversa riflettività e brillantezza. Il materiale laterizio è «trasfigurato» e gioca ambiguamente con la superficie di rivestimento del perimetro interno costituita da fasce verticali di pannelli in alluminio.

Talora, lungo il perimetro, il grande muro si apre in curvilinei archi e rivela gli spazi interni. È in tali aperture curvilinee che il laterizio incontra un rivestimento in tavelle di legno, modellate con macchine a controllo numerico e i varchi di passaggio, marchiati vistosamente in rosso, inducono a evocare un organismo vivente. Le due grandi corti interne svolgono anche una importante funzione protettiva dai forti venti che interessano l’area. 

L’intero complesso, ibridando interni e esterni, offre spazi formali e informali di incontro, giardini, ambienti di lavoro e riposo atti a condividere impegno, conoscenza, racconti e idee. Lo spazio architettonico questo può fare: creare opportunità e stimolanti effetti sull’apprendimento, non soltanto attraverso la configurazione degli spazi conclusi come le aule, il teatro, gli ambienti di studio, ma anche grazie alla forza dei percorsi, mai trasformati in semplici «corridoi» quanto invece valorizzati alla pari degli ambiti della sosta. 

Il risultato è un complesso che fonde al meglio le due scuole di pensiero, la tradizione didattica ove le lezioni si svolgono frontalmente dalla lavagna e la moderna corrente che preme per l’adozione di spazi flessibili che rompano le regole. «È un piacere, infatti» riportano i docenti «vedere come i ragazzi utilizzino in modo intuitivo l’edificio».

Veronica Dal Buono
Ricercatrice, Università di Ferrara


Scheda tecnica

Oggetto: Complesso scolastico
Località: Keilor East, Melbourne
Team di progettazione: Rob McBride, Debbie Ryan, Andrew Hayne, Drew Williamson, Qianyi Lim, Peter Ryan, Stephan Bekhor, Anthony Parker, Amelia Borg, Natasha Maben, Benedikt Josef, Alan Ting, Luke Waldron, Jacqui Robbins, Daniel Griffin, Seung Hyuk Choi, Angela Woda
Cronologia: 2012
Superficie: 8000 m2
Fotografie: John Gollings

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