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Valutazione critica del comportamento a confronto di coperture verdi e in laterizio in clima mediterraneo

I tetti verdi rappresentano una tecnologia in diffusione nonostante i risultati di simulazioni in regime dinamico dimostrino come non debba essere considerata sempre la migliore soluzione per la riduzione dei consumi e il miglioramento del comfort termico

Negli ultimi anni, anche per la pressante esigenza di recuperare il patrimonio edilizio esistente e ridurre la produzione di CO2 in atmosfera, sono state sviluppate ed impiegate nuove tecnologie costruttive, mentre altre, note e conosciute da tempo, sono tornate in auge: il tetto verde è sicuramente una di queste ultime.
Diversi studi hanno descritto i benefici sull’ecosistema derivanti dall’utilizzo di tetti verdi in particolare in ambiente urbano dove il fenomeno dell’Urban Heat Island (UHI), può essere efficacemente mitigato attraverso l’impiego di coperture verdi che, grazie all’incremento dell’albedo garantito dalla presenza della vegetazione e al fenomeno dell’evapotraspirazione, mantengono temperature superficiali nettamente più basse rispetto a quelle di un tetto tradizionale. Inoltre, la vegetazione in copertura, svolge una naturale funzione di filtro dell’aria, con conseguente riduzione dell’inquinamento e protezione per la biodiversità urbana.
L’ampio ottimismo che circonda e sostiene la diffusione di questa tecnologia, ha però talvolta trascurato il reale vantaggio derivante dalla riduzione della domanda energetica degli edifici con copertura a verde: è noto, anche se debolmente diffuso, che, in alcuni contesti
climatici, il tetto verde potrebbe essere irrilevante o addirittura dannoso per il comfort interno e che analisi più approfondite del comportamento energetico dell’edificio sono indispensabili per comprendere la reale dinamica termica all’interno degli ambienti abitati. ...