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Spagna/Madrid  
Arturo Franco

Mattatoio 8B, Madrid

Con sempre maggiore frequenza, i progettisti sono chiamati a prestare la propria opera per il recupero del patrimonio edilizio esistente con un approccio che generalmente richiede grande responsabilità. Ovviamente, è necessario fare una distinzione tra gli interventi di restauro, che devono sottostare a un rigoroso statuto teorico e scientifico, e gli interventi di ristrutturazione che rappresentano, di fatto, un vero e proprio progetto di architettura reso più complicato dall’analisi e dalla diagnosi delle preesistenze. In quest’ultimo caso, si possono applicare dogmi differenti che si snodano dalla conservazione della patina originaria (si pensi al Neues Museum a Berlino, di David Chipperfield) sino alla sperimentazione più ardita (Nieto Sobejano nella Moritzburg di Halle).

Il progetto dello spagnolo Arturo Franco per il recupero della «Nave 8B» dell’ex mattatoio di Madrid-progettato nel 1907 da Luis Bellido, architetto del Comune, ed edificato nel secondo decennio del Novecento-appartiene alla seconda categoria.

Il complesso ha svolto la sua funzione per oltre sessanta anni, anche se lo stile delle sue facciate è divenuto sin da subito materia di discussione in quanto così distante dalle contemporanee esperienze che, in Germania, Olanda e Francia, il Movimento Moderno stava sperimentando negli edifici industriali.

Negli anni Ottanta, il mattatoio è stato spostato nella periferia della città e l’area è stata progressivamente abbandonata.

Nel 2006, l’amministrazione pubblica madrilena ha deciso di avviare un processo di recupero e riconversione del fatiscente complesso (148.000 m2) per trasformarlo in un centro culturale d’avanguardia in grado di promuovere processi creativi, esperimenti e interazioni.

Nel dettaglio, il magazzino 8B è stato riservato alla direzione amministrativa; un volume minore, originariamente adibito allo stoccaggio dei rifiuti, ma di elevato interesse spaziale, accoglie una zona di lavoro, un deposito e un’area multifunzionale per conferenze e presentazioni.

L’intervento intende rispettare la configurazione distributiva originaria senza adulterarla: rappresenta, pertanto, una prova del potere di un progetto di rigenerare un valido contenitore per diverse utilizzazioni, indipendentemente dalla destinazione per cui è stato originariamente pensato.

L’opera di trasformazione reinterpreta gli spazi facendo dialogare il nuovo linguaggio formale con l’esistente, creando nuovi ambienti dotati di molti piani di lettura, in grado di rispettare la preesistenza e di renderla fruibile nel migliore dei modi.

Le lunghe e rigorose operazioni di riqualificazione dell’intera area hanno generato grandi cumuli di «macerie» (laterizi, ferro, legname) destinati a essere conferiti in discarica. Il progetto nasce, quindi, dalla scoperta di un’opportunità legata al potenziale riutilizzo di scarti. Il processo di decostruzione, che ogni cambiamento implica, e il relativo processo creativo di invenzione hanno generato l’opportunità di riutilizzare in modo assolutamente originale le esistenti tegole in laterizio. 

Le partizioni interne e le contropareti sono state, infatti, realizzate utilizzando tali tegole per definire degli spazi che, seppure spogli, sono dotati di grande suggestione per effetto delle superfici scabrose che interagiscono attivamente con la luce generando vibrazioni cromatiche mai banali. L’assenza di alcuni elementi di giuntura, talvolta per una sola porzione, altre volte per l’intera partizione verticale, genera un diaframma permeabile al passaggio della luce. Portoni in legno grezzo, pareti in tegole, telai degli infissi in trochi di legno recuperato, gradini in lastre di acciaio, pavimentazioni in cemento lucidato: i materiali utilizzati appartengono al contesto industriale, prevalentemente senza ulteriori lavorazioni e in dimensioni standard. Il risultato è una configurazione schietta e dinamica-così come lo è il suo ideatore-, in cui emergono con la medesima intensità le imperfezioni del vecchio edificio, così come quelle del materiale di recupero: con il suo originale intervento, Arturo Franco ha forse aggiunto il più bel capitolo al «libro» di Luis Bellindo.

Adolfo F. L. Baratta
Ricercatore, Università Roma Tre


Scheda tecnica

Oggetto: Mattatoio Nave 8B
Località: Madrid (E)
Committente: Arts Council of Madrid City Council
Progetto architettonico: Arturo Franco
Collaboratori: Diego Castellanos, Yolanda Ferrero
Progetto strutturale: Mecanismo sl
General contractor: Pecsa sa
Cronologia: 2009
Superficie: 1.000 m2
Costo complessivo: 500.000 €
Fotografie: Carlos Fernandez Piñar

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