fbpx
Italia/Padova  
Studio DDBA

Casa Atelier MZ

Nel cuore della città storica, in un lotto di forma allungata ricco di suggestioni del passato, lo studio DDBA ha realizzato un intervento di ristrutturazione e recupero dei volumi costruiti e degli spazi aperti con un approccio che unisce alla sensibilità per il genius loci un lessico contemporaneo elegante e raffinato.
L’area, su cui originariamente insisteva un palazzo di origine romanica, è stata nel tempo oggetto di forti trasformazioni. Nel tardo Settecento sul lotto insistevano un palazzetto e il corpo delle scuderie che interrompeva trasversalmente l’area e ripartiva gli spazi esterni in due parti: da un lato la corte nobiliare, dall’altro gli orti (i “broli”, nella tradizione dell’Italia settentrionale) con edifici annessi.
Nel XX secolo le scuderie vennero demolite e fu realizzato un nuovo fabbricato addossato al muro di cinta, in continuità con le antiche pertinenze. Il complesso attuale è una cortina edificata continua sul lato sud, composta da tre fabbricati differenti e autonomi ma tra loro interconnessi: a ovest, il palazzetto del XVIII secolo su tre livelli, recentemente restaurato; a est, il fabbricato novecentesco su due livelli, oggetto di un restauro leggero da parte di DDBA; a collegamento tra i due, un volume centrale vetrato a un solo livello, con copertura a terrazza. Di fronte al complesso, si apre il giardino di impostazione romantica, caratterizzato da una sequenza di “stanze” a cielo aperto alternativamente pavimentate o piantumate.
Lo studio ha inteso valorizzare le tracce storiche come testimonianze indelebili dell’identità del luogo attraverso la scrupolosa rilettura delle stratificazioni, a partire dal giardino dove il progetto recupera la memoria dell’antico “brolo” e delle scuderie.
Il sedime delle scuderie è riconoscibile attraverso l’uso del laterizio faccia a vista sia in alzato sia in pianta: in facciata, il rivestimento in laterizio svela il profilo della costruzione demolita; nelle pavimentazioni, il mattone disposto di taglio segue l’antico impianto e distingue gli spazi di sosta e le bordure di fasce piantumate o minerali, dove si collocano installazioni artistiche ed elementi di design.
Un’attenzione scrupolosa riguarda anche il recupero dell’impianto vegetazionale storico e il progetto del paesaggio: le piante antiche, tipiche dei giardini storici padovani e ancora esistenti, sono state spostate nell’estremità orientale dell’area e integrate con nuovi esemplari. Lungo il perimetro, una fascia di lecci e carpini in adiacenza al muro di cinta crea una schermatura visiva verso le proprietà confinanti. Le “masegne”— tradizionali pietre padovane — in trachite, già presenti in sito, sono state recuperate nei tracciati degli antichi broli, dove sono piantumate graminacee perenni dal portamento sinuoso.
Un rapporto ininterrotto tra natura e architettura caratterizza l’intervento, attraverso la continuità materica, cromatica e tattile tra esterno ed interno. Il paramento scabro in mattoni faccia a vista del muro di cinta è riproposto all’interno nelle superfici murarie, mentre la trachite grigia dei percorsi esterni richiama il cemento levigato grigio dei pavimenti interni. Una quinta di rampicanti di glicine e rosa banksiae, disposti su un telaio metallico, ricopre il fronte nord, da cui le ampie vetrate apribili collegano direttamente gli spazi abitativi al giardino.
Negli eleganti e luminosi interni la vita domestica si fonde con le attività lavorative del proprietario, un designer. Al piano terra, la zona giorno si snoda in una sequenza fluida di locali intercomunicanti, tra ambienti comuni e spazi di servizio. Al primo piano, la cucina si apre in una serra vetrata bioclimatica e si affaccia sull’ampia terrazza.
Una vivace dialettica di materiali contribuisce ad animare lo spazio: le corpose e ruvide pareti in muratura faccia a vista dialogano con le pavimentazioni in cemento liscio dai toni chiari, con la scala in lamiera forata e con le pareti in linoleum opaco e satinato che fanno da sfondo ai pezzi di design. Partizioni scorrevoli di diverse finiture - dal vetro fumé che lascia intravedere l’infilata degli ambienti, ai rivestimenti
a specchio che amplificano i locali - creano diversi gradi di permeabilità visiva.
Un’opera identitaria e al contempo eterogenea, colta ma accogliente, dove elementi materici e ruvidi come pietra e laterizio si confrontano con superfici minimali - come il linoleum, gli specchi e il cemento lisciato - e con la vegetazione, facendo rivivere le tracce di un passato sommerso in un dialogo ininterrotto tra storia e contemporaneità, architettura e paesaggio naturale, matericità e leggerezza.

Chiara Testoni,
Architetto, PhD