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Spagna/Madrid  
García Del Monte + Montiel Jiménez

Mercato di San Antón Madrid, Spagna

Senza spazio interno l’architettura non sarebbe tale: la cosiddetta quarta dimensione, vale a dire la possibilità di attraversare l’architettura, di trascorrere parte del proprio tempo dentro l’involucro costruito, la caratterizza. Senza spazio interno parleremmo di puro monumento e, rispetto alle altre discipline artistiche, di scultura. 

Perché lo spazio possa dirsi architettonico gli occorre il «carattere», in altre parole deve essere in grado di trasmettere al fruitore la propria connotazione espressiva, con la quale incide sul modo in cui il fruitore stesso vive e attraversa lo spazio Viene in aiuto la lingua della nazione ospitante l’architettura di cui ci occupiamo: in spagnolo interni si traduce usualmente in interiores, con accezione non solo fisico-geografica, riguardo a dove si trovano rispetto all’edificio, ma pure alla loro condizione più intima, appunto al loro carattere.

Interiores, ancor prima di essere vocabolo spagnolo, è latino, e ciò rimanda al primo carattere di questi interni, in cui la dimensione con la quale si presentano agli avventori, il materiale laterizio e la destinazione pubblica rimandano al senso romano dello spazio, come in alcuni ambienti di architetture a fruizione collettiva della Roma imperiale. Si pensi per esempio alla grande porta d’ingresso sul crocevia urbano, da cui si è tradotti nel grande spazio a tutta altezza e su cui affacciano i vari livelli in elevazione e il cielo, come nelle terme; oppure si pensi ai vani di adduzione verticale, ampi volumi in mattoni a vista affaccianti sulle scale, come avviene nelle risalite agli spalti dei teatri e degli anfiteatri; penso inoltre alla continuità materica esterna e interna, fra base e coronamento dell’architettura, in cui la trama di posa e il colore del mattone conducono gli sguardi del fruitore senza interruzione, assorbendo e mitigando le irregolarità geometriche di base, come avviene in tutti i complessi più noti della romanità.

Sul carattere di questi interni, in aggiunta, incide grandemente la specifica funzione a cui è chiamata l’architettura: il tema del mercato pubblico, ora coperto, precursore della tipologia dei centri commerciali, impone ai progettisti precise scelte cromatiche e tecniche rispetto ai colori dei prodotti esposti, alla miglior luce sotto la quale proporli al pubblico, alla visibilità da concedere agli attori del mercato, siano essi persone o cose. 

I colori impiegati per gli involucri perimetrali vanno, dal basso verso l’alto, dal grigio basalto, proposto smaltato, al rosso mattone fino alle tonalità arancio, nell’allontanarsi dal suolo e avvicinandosi al cielo. Il colore partecipa così delle cromie dei prodotti esposti, alleggerendo visivamente la gravità delle masse murarie e delle frontiere verso la città. L’estensione all’esterno della principale tripartizione cromatica dell’interno comunica alla città il contenuto dell’architettura del mercato, intrecciando altre relazioni ancora fra il dentro e il fuori. Le due idee, di continuità con l’esterno e di comunicabilità del contenuto attraverso i colori, si fondono nella suddivisione classica degli elementi architettonici di base, fusto e coronamento. 

In interno come in esterno il mattone costruisce paramenti dello spessore di una testa, vincolati meccanicamente alle retrostrutture cementizie mediante ritegni metallici. La trama di posa denuncia la funzione di cortina non portante, particolarmente nella fascia centrale degli elevati inter-esterni, ove i corsi di mattoni non ammettono i sormonti fra i conci. Con cadenza regolare vengono interposti sottili regoli verticali, a meglio confinare riquadri rettangolari di tamponamento; essi segnano le cortine anche interne, attribuendo specifico ritmo alla percezione del muro, in particolare per coloro che vi camminano a fianco. 

La preesistenza nello stesso sito della funzione di mercato coperto, ora ricostruito con la partecipazione economica della municipalità, la mancanza di vere partizioni interne, la conseguente organizzazione dello spazio quale piazza coperta moltiplicata su più livelli, la permeabilità e le relazioni fra interno ed esterno, la strategia del colore applicata, fanno di quest’architettura un tassello facilmente integrabile con la città consolidata, specialmente quando si tratti del quartiere di Chueca, nel cuore di Madrid: dagli anni ‘80 il quartiere è sinonimo di mentalità aperte, manifestazioni pubbliche, vita notturna, presenze straniere, vivacità della comunità residente e turismo internazionale.

Alberto Ferraresi
Architetto, libero professionista


Scheda tecnica

Oggetto: Mercato di San Antón
Località: Barrio de Chueca, Madrid, Spagna
Committente: Asociación de Comerciantes del Mercado de San Antón
Progetto architettonico: José María García Del Monte, Ana María Montiel Jiménez
Cronologia: 2004-2008 (progetto); 2008-2011 (costruzione)
Superficie costruita: 7.354 m²
Costo complessivo: 14.750.000 €
Fotografie: Jorge Crooke

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