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Spagna/Cáceres  
Losada García Arquitectos

Tessuti in laterizio

Il laterizio diventa pelle avvolgente dell’edificio ed elemento schermante, attraverso una trama a scacchiera che caratterizza con omogeneità i volumi sfalsati del Centro Culturale La Gota. Una pelle decorativa e funzionale, formata da tavelle in cotto sostenute da cavi metallici, che reinterpreta in chiave contemporanea le facciate dei vecchi essiccatoi del tabacco.

L’innovativo progetto di Ramiro Losada-Amor e Alberto García, commissionato dalla piccola città di Navalmoral de la Mata e dalla provincia di Cáceres, risponde all’intento di creare un nuovo centro culturale, di attrazione a livello urbano, ospitando spazi temporanei, un’esposizione permanente per il pittore Sofia Feliu e un Museo del Tabacco. Il Centro culturale La Gota deriva il suo nome da un vecchio edificio costruito nello stesso sito, negli anni Trenta, per risolvere i problemi della malnutrizione infantile attraverso la “goccia di latte”. La scelta progettuale che regola la morfologia dei volumi parte dalla geometria semplice e regolare del cubo, per scomporla in una serie di piani che slittano fra di loro e si distribuiscono in maniera sfalsata, richiamando la struttura della pianta del tabacco: i piani sono come le foglie del tabacco, apparentemente uguali, ma in realtà tutte diverse. Come il fusto nella pianta del tabacco, l’edificio contiene un nucleo centrale per la comunicazione verticale e un’articolazione delle piante dei diversi piani tale da farle apparire con dimensioni e morfologia uguali, ma da connotarle in realtà con altezze e caratteri diversi. Lo slittamento dei piani permette di creare degli aggetti che consentono di definire delle terrazze parzialmente protette e delle ombreggiature dell’involucro vetrato della facciata. Inoltre un muro verde si estende dal Museo del Tabacco verso l’esterno: concepito come un muro didattico con piante di tabacco e vegetazione della regione, tale muro verde contribuisce al raffreddamento dell’edificio in estate con un conseguente risparmio energetico.

Proprio con l’intento di proteggere l’involucro vetrato, nasce l’idea progettuale di creare una pelle esterna schermante. Viene così ideato un tessuto di tavelle in cotto a scacchiera che richiama le grate in mattoni tipicamente utilizzate negli edifici tradizionali destinati all’essiccazione del Tabacco. La funzione di tali elementi era principalmente di permettere il passaggio dell’aria, mentre in questo caso il tessuto di laterizio filtra principalmente il passaggio della luce e della radiazione solare. Mentre nella tradizione questa trama consentiva di bucare la facciata e smaterializzarla, nell’edificio del Centro il tessuto di laterizio ha la funzione di rivestire e proteggere dal sole la facciata già smaterializzata e vetrata. Il tessuto in tavelle in cotto è un sistema industrializzato, costituito da cavi di acciaio che corrono per tutta l’altezza di interpiano e in cui le tavelle di laterizio sono inserite formando una griglia. Proprio come un tessuto, le barre rimangono flessibili, e corrono libere davanti alle vetrate; fungono da tiranti essendo vincolate alla base e alla sommità, in modo da resistere alla pressione del vento. Questa flessibilità dei cavi di acciaio entro cui sono inserite le tavelle ricorda appunto un tessuto, che poi viene teso come una vela. Innovazione e tradizione si fondono in questo progetto, dalle linee semplici ma dalla spazialità articolata, dove il laterizio da elemento rigido, spesso e pesante, diventa flessibile, sottile e leggero come un tessuto, dimostrando come la versatilità dei materiali dipenda dalle capacità di ricerca dell’università, che ha ideato questo tipo di applicazione, di sperimentazione dell’industria, che ha sviluppato il prodotto, e di creatività dei progettisti, che hanno applicato in maniera interessante il sistema.

Monica Lavagna
Professore Associato, Dipartimento ABC Architettura, ingegneria della costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano

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