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Ermete Realacci

La scuola esige qualità

Nato a Sora (Fr) il primo maggio 1955, l’Onorevole Ermete Realacci ha guidato fin dai primi anni Legambiente, di cui è tuttora presidente onorario. Ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le qualità italiane. Attualmente è presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera e membro della direzione nazionale del Partito Democratico.

L’edilizia scolastica italiana sopravvive da troppo tempo nell’emergenza costante. La spinta a un’edilizia di qualità è un dovere imprescindibile, soprattutto, quando rivolta ai ragazzi e ai bambini per i quali sicurezza, salubrità e comfort sono requisiti essenziali da garantire. L’attuale Governo ha posizionato la scuola tra le priorità e all’annuncio istituzionale è seguito il recente avvio del «Piano di edilizia scolastica» che prevede anche interventi di rifacimento e costruzione di nuovi plessi.

Legambiente annualmente analizza e monitora la qualità di strutture e servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di 100 capoluoghi di provincia. Ci può descrivere l’idea di tale osservatorio? L’assenza di un’anagrafe nazionale ha condizionato questa attività?

L’edilizia scolastica nel nostro Paese rappresenta una vera e propria emergenza. Un fatto grave non solo per la sicurezza dei nostri ragazzi, ma anche dal punto di vista culturale: lo stato e la qualità degli edifici scolastici rappresentano infatti anche un indicatore di quanto una comunità investa nel benessere e nella formazione dei suoi giovani. All’inizio degli anni Duemila con Legambiente lanciammo l’allarme sullo stato di salute degli edifici scolastici del Paese analizzando un campione di 6mila edifici scolastici e segnalando che troppe scuole in Italia si trovavano in situazioni di rischio, con manutenzione scarsa o del tutto assente, situate troppo vicine a fonti d’inquinamento o addirittura in zone a rischio ambientale dichiarato. Da questo primo allarme è nata una ricerca ancora più ampia, «Ecosistema Scuola» appunto, che ogni anno verifica lo stato di salute delle scuole italiane. Un appuntamento ormai fisso, nato per stimolare il superamento della logica dell’emergenza in favore di una programmazione degli interventi e di manutenzione, riqualificazione, messa in sicurezza e bonifica degli edifici. Ovviamente un’anagrafe scolastica nazionale faciliterebbe non solo la realizzazione di rapporti e ricerche, ma anche la programmazione degli interventi da parte di politica e amministrazioni. 

Il dossier «Ecosistema Scuola 2013» – come confermato anche dal rapporto presentato da Cittadinazattiva lo scorso settembre – denuncia una condizione allarmante di un degrado derivante da anni di immobilismo e di ingiustificabile cecità nei confronti del benessere, della sicurezza e della formazione dei cittadini più giovani. Ci commenterebbe i risultati più significativi di queste indagini?

Più che giustificato l’allarme di Legambiente sullo stato delle scuole italiane. Secondo il dossier Ecosistema Scuola 2013, infatti, più del 60% degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% è privo del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Anche per questo è molto importante il piano lanciato dal Governo per l’edilizia scolastica, che deve essere finalizzato anche alla bonifica dall’amianto, alla sicurezza antisismica e al risparmio energetico. Tutti interventi che, oltre a garantire maggiore sicurezza ai nostri giovani, farebbero bene all’ambiente e alle casse dello Stato e avrebbero ricadute importanti anche su un settore come l’edilizia che ha pesantemente risentito della crisi. Sul fronte dei risparmi pubblici vale la pena ricordare un dato: le sole scuole consumano 1,3 miliardi di euro l’anno di energia. È possibile abbattere di almeno un terzo questa cifra e finanziare con questo risparmio un ampio piano di recupero e riqualificazione degli edifici scolastici. 

Non sempre gli interventi di riqualificazione sono risolutivi e difficilmente rappresentano la migliore soluzione in termini di costi-benefici. L’Arch. Luigi Di Carlantonio, presidente degli industriali dei laterizi, sta promuovendo il progetto «Ricostruire l’esistente» per un’efficace rivalorizzazione del nostro patrimonio immobiliare, che andrebbe sostenuto e incoraggiato dallo Stato nell’ambito di un più ampio programma di salvaguardia dell’ambiente. Condivide tale proposta ed, in particolare, una tempestiva applicazione quantomeno per tutti gli edifici scolastici ritenuti sismicamente non idonei e, il più delle volte, fortemente carenti dal punto di vista termico?

La proposta del presidente Andil, Di Carlantonio, «Ricostruire l’esistente» per un’efficace rivalorizzazione del nostro patrimonio immobiliare va nella giusta direzione. La via per rilanciare l’economia passa, infatti, in Italia per una nuova edilizia fondata sulla rigenerazione urbana, sull’efficienza energetica, sulla qualificazione e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente. Su un’edilizia legata alla qualità e che non consuma territorio. Imboccare questa via significherebbe affrontare la crisi e al contempo l’emergenza del consumo di suolo che – come ricorda l’Istat – in Italia raggiunge ben otto metri quadri al secondo. Proprio per questo a inizio legislatura ho presentato il disegno di legge per il contenimento dell’uso di suolo e la rigenerazione urbana (A. C. 70). Oltre a garantire maggiore sicurezza per i cittadini e per il nostro fragile suolo, queste politiche rappresentano una straordinaria occasione per produrre occupazione legata al territorio. È infatti possibile rilanciare l’edilizia nel segno della qualità, senza consumare altro territorio e riducendo al contempo le bollette energetiche e le emissioni atmosferiche. Basta investire in efficienza energetica e riqualificazione. È senza dubbio questo il terreno più efficace per ottenere benefici sia per l’ambiente, sia per le tasche degli italiani, che per il lavoro. Non a caso, gli incentivi per ristrutturazioni ed eco-bonus in edilizia sono la misura di gran lunga più importante messa in campo per l’occupazione nel 2013: hanno prodotto lo scorso anno 28 miliardi di investimenti, garantendo 340mila posti di lavoro, tra diretti e indotto. Anche per questo è strategico stabilizzare il credito di imposta per il risparmio energetico in edilizia e gli interventi di consolidamento antisismico. L’efficienza energetica può inoltre portare importanti risparmi anche per le casse dello Stato: secondo il Consip la spesa energetica per uffici, scuole e ospedali supera i 5 miliardi di euro annui. Investendo in efficienza energetica si può ridurre di un terzo questa cifra.

L’attenzione alla sostenibilità ambientale, ai consumi energetici (sia in inverno che in estate), alla durabilità, ai bassi costi di realizzazione e manutenzione, nonché all’integrazione architettonica, si ritiene siano i punti di forza delle costruzioni cosiddette massive, come quelle in laterizio. Cosa ne pensa? Inoltre, con riferimento ai prossimi interventi di ristrutturazione o costruzione degli edifici scolastici, non crede sia opportuno adottare un apposito protocollo tecnico che preveda una verifica delle effettive prestazioni progettuali, con sorveglianza nelle fasi esecutive per non ricadere negli errori del passato?

Il patrimonio edilizio italiano è vecchio e spesso scadente. Per convincersene basti considerare qualche dato: secondo l’ultima rapporto del Cresme sul settore, il 49% degli edifici pubblici italiani è stato costruito prima del 1945, la metà degli edifici scolastici ha tra i 31 ai 50 anni di età e per quanto riguarda le abitazioni oltre il 60% ha più di quaranta anni. Il che significa: non solo sprechi dal punto di vista di costi e consumi energetici, ma anche scarsa sicurezza. Se oggi si verificasse un nuovo evento sismico della magnitudo di quello del 1908 di Messina, gran parte del patrimonio edilizio esistente risulterebbe gravemente danneggiato. Non c’è dubbio, quindi, che sia necessario investire in una nuova edilizia legata alla qualità, al risparmio energetico, alla sicurezza antisismica, alla rigenerazione urbana e alla bellezza, che non consumi suolo. Ed è del resto la direzione in cui si sta muovendo il settore. Non a caso già oggi il 61,6% dell’intero fatturato del settore si deve agli interventi di recupero. Per le scuole come per tutte le opere pubbliche è dunque necessario puntare sulla trasparenza e sulla qualità della progettazione.

IniziativaTipologia degli interventiNumero scuole coinvolteFondi Stanziati
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  • Piccola manutenzione
  • Decoro
  • Ripristino funzionale 
17.961 € 450.000.000
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  • Messa in sicurezza
  • Rimozione amianto
  • Barriere architettoniche
 fino a 2.865  € 400.000.000
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  • Sblocco Patto Stabilità (primo blocco)
  • Immediatamente cantierabili 
404  € 244.000.000
TOTALE     € 1.094.000.000

Alfonsina Angela Di Fusco
Ingegnere, ANDIL