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Italia/Emilia Romagna  

Il laterizio nella ricostruzione post-sisma in Emilia-Romagna: un caso di studio a Mirabello

Dopo il sisma del 2012, l’Emilia-Romagna ha affrontato la ricostruzione considerando il tessuto produttivo oltre a quello residenziale. Attraverso il rilievo sistematico del danno si è monitorato l’efficace comportamento delle strutture in laterizio. Nel contributo si espone il caso di studio di un edificio sul territorio di uno dei Comuni più colpiti

Tra il 20 e il 29 maggio 2012, un’intensa attività sismica ha interessato il territorio emiliano, caratterizzato da un elevata densità di popolazione, un livello di industrializzazione importante e un’agricoltura antropologicamente identificativa dei luoghi.
A 8 anni esatti dalla tragedia che ha causato nell’immediato 27 morti, la risposta istituzionale ha consentito una ricostruzione avviatasi verso il termine. La gestione di questo processo si è confrontata con un tessuto abitativo, ma soprattutto produttivo, imponente e diffuso: i Comuni colpiti contribuivano per il 2% al PIL italiano e costituivano il 27% del valore aggiunto regionale. Il coinvolgimento degli Ordini delle professioni tecniche e delle rappresentanze comunali ha consentito di migliorare i processi di ricostruzione. Inoltre, tale sinergia ha determinato la formazione di tecnici che possono vantare una capacità acquisita sul campo rispetto agli interventi di ricostruzione post-emergenziale. La reportistica pubblicata con cadenza biennale sui siti delle Amministrazioni regionali espone dati relativi a una ricostruzione mirata al ripristino delle condizioni di vita e di lavoro antecedenti all’evento.
Il patrimonio coinvolto annovera più di 10 mila edifici, corrispondenti a circa 27 mila unità immobiliari, un quarto delle quali destinato ad attività economiche e produttive: al marzo 2019, più di 5 mila di queste ultime, su poco meno di 7 mila, sono state rese agibili.