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Svizzera/Genestrerio  
Stocker Lee Architetti

Cantina Sottobosco

"I suppose I am nervous about brickwork”. Così si intitolava un’intervista del 20051 all’architetto David Chipperfield,
recentemente premiato con il premio Pritzker. L’architetto britannico si riferiva alle implicazioni economiche e tecniche del costruire in mattoni oggi, d’altro canto sottolineando la qualità senza tempo e la sfida che impone nel sistema della produzione edilizia odierna; il rischio, infatti, è di utilizzare questo materiale straordinario in modo banale e ordinario. Non è il caso dell’edificio della cantina vinicola Sottobosco, progettato dallo studio del duo Stocker Lee. Si tratta di un edificio realizzato nel 2013 nella campagna vinicola di Genestrerio, piccolo villaggio ticinese. La scuola ticinese di architettura ha dato un apporto significativo all’architettura moderna e contemporanea a partire dalla metà degli anni ‘70, in una continuità critica con il Moderno e continua a farlo, attraverso una produzione “ordinaria” che contribuisce alla presenza e permanenza, di una qualità diffusa dell’architettura.
Il progetto della cantina illustrato in queste pagine si colloca in questo solco, tuttavia, come attesta la stessa articolazione internazionale dei fondatori dello studio, è rappresentativo di una ricorrente sensibilità architettonica, esito di contaminazioni culturali, tra valori locali e influenze globali.
La consistenza e il carattere dell’ edificio, conferiti dall’impiego originale del rivestimento in mattone, danno conferma di come la capacità di invecchiare bene, uno dei parametri non adeguatamente considerato nelle valutazioni di sostenibilità ambientale (oggi prevalentemente orientate a un’ossessione “presentista”), sia invece da riconoscere come uno dei fattori più importanti, per dare all’architettura contemporanea la possibilità di durare nel tempo, riducendo al minimo o al nulla gli interventi di manutenzione.
Sorprendono due elementi principali di originalità dell’edificio, appartenenti proprio a un punto di vista culturale internazionale, che travalica la dimensione locale: l’impiego del laterizio di colore scuro, come bruciato, usato in modo disinvolto come rivestimento, secondo una consapevole Beckleidungstheorie; notevole è il particolare, volutamente “fuori scala” del profilo plastico della facciata principale, che si fonde in una unica smussatura di materia omogenea con lo spazio orizzontale di ingresso al piano terra. Si tratta di due elementi di progetto che appaiono, dalla percezione a distanza lungo la via di accesso e da una percezione ravvicinata, come programmaticamente avulsi da un linguaggio vernacolare o proprio di quel regionalismo critico, secondo la nota definizione di Frampton. Le altre parti che compongono il progetto rispondono ai principi di definire un orientamento corretto, alla conformazione funzionale a piastra della regolare planimetria dell’edifico, alla sezione trasversale articolata su tre livelli – di cui uno interrato per le botti – che scandisce nell’organizzazione interna le fasi di trasformazione e produzione del vino ed emerge su due piani verso le vigne e su un livello verso gli spazi tecnici. Al primo piano sono collocati gli uffici amministrativi dell’azienda e una sala per la degustazione.
La grande loggia vetrata esposta a nord-est caratterizza inequivocabilmente questo livello ed è aperta verso il paesaggio del Monte Generoso e verso le vigne circostanti. Al pianterreno, invece, si trovano la produzione e la conservazione del vino in grandi botti d’acciaio, mentre la fase di invecchiamento si svolge interamente al piano interrato dove lunghe file di barrique sfruttano le temperature più fresche di questo livello. Infine, la copertura piana ospita dei lucernai puntuali, la cui luce conferisce un’atmosfera lavorativa calma e spontanea.
I fronti edilizi seguono il principio della sezione-guida trasversale: il fronte principale, aperto verso nord-est verso le vigne, è definito da una grande loggia al piano primo e dall’attacco a terra ‒ caratterizzato dal grande “guscio” tra parete e pavimentazione; i due fianchi laterali sud-est e nord-ovest accolgono funzioni tecniche e collegamenti verticali (lato sud-est) e sono trattati come superfici, nelle quali le piccole bucature libere, incorniciate da elementi in lieve aggetto, e le “gelosie” in laterizio conferiscono una lieve plasticità alle parti opache della facciata e una immaterialità alle porzioni più aperte.
Il ricorso a un materiale unico, il laterizio scuro dal carattere nordico, consente di definire un volume e un’immagine unitaria e sintetica all’edificio. Volutamente i progettisti non hanno fatto ricorso a una retorica del loro linguaggio ‒ come avvenuto spesso in progetti di cantine ‒ che richiamasse in modo analogico o esplicito all’oggetto della produzione o ai suoi meccanismi della filiera produttiva. Piuttosto hanno definito un oggetto ermetico ed enigmatico, conformato da operazioni di plastica elementare del volume, basate sui i principi di funzionamento e affaccio dell’edificio: il taglio orizzontale della loggia longitudinale e dell’attacco a terra che costituiscono elementi di sottrazione dal volume semplice del parallelepipedo; le piccole finestre, libere operazioni di bucature sul piano.
La qualità della costruzione con il laterizio scommette su un sapiente lavoro progettuale sui dettagli architettonici. Questa attenzione è evidente negli elaborati di progetto di Stocker Lee. Alcuni accorgimenti sui prospetti, come l’apparecchiatura dei laterizi per le gelosie e la tettonica della finestratura, descrivono un controllo costruttivo ed espressivo del laterizio coerenti con il semperiano “principio del rivestimento”

Spartaco Paris,
PhD architetto, Professore Ordinario - Sapienza Università di Roma


Scheda tecnica

 

Oggetto: Cantina Sottobosco
Località: Genestrerio, Canton Ticino, Svizzera
Committente: Agriloro SA, Meinrad Perler
Progetto architettonico: Stocker Lee Architetti, Rancate
Direzione Lavori: Ferruccio Robbiani SA, Rancate
Progetto strutturale: De Giorgi & Partners, Muralto
Progetto RVCS: Visani Rusconi Talleri SA, Taverne
Progetto elettrotecnico: Piona SA, Lugano
Impresa di costruzione: Camponovo SA, Mendrisio / Garzoni SA, Lugano
Cronologia: Progettazione: 2009-2010; Esecuzione: 2011-2013
Superficie:

2.400 m2

Fotografie: © Simone Bossi, dove non diversamente indicato