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Italia/Vercelli  
Dario Lusso

Studio a + 3,40 Livorno Ferraris, Vercelli

Un percorso identitario non scevro da citazioni e reminiscenze filologiche costituisce per il progettista la chiave che trasforma un «vecchio» garage in una nuova quinta scenografica per la cittadina di Livorno Ferraris. Situato ai limiti del centro storico nel punto d’incontro di quattro strade disassate, il micro-intervento è una narrazione, che Lusso cura fin nei più piccoli dettagli.

Il contesto locale, con economia prevalentemente agricola, è paesisticamente «segnato» dalle risaie che lo lambiscono per più di metà della sua estensione.

L’intervento, sebbene a una prima percezione appaia dissonante nella sua estensione spaziale e nel contrasto tra i materiali quali il laterizio e il corten, a una più attenta lettura si rivela rispettoso e antropologicamente legato al territorio circostante. 

Il piccolo lotto su cui sorge la casa, originariamente adibito a garage e ripostiglio nella parte sopraelevata, era stato nel corso degli anni anche una legnaia e ancora prima un porcile; una vecchia finestra, che negli anni cinquanta si affacciava su una strada sterrata che dal paese conduceva a campi e risaie poco lontani, è stata l’occasione per il progettista di riallacciarsi filologicamente alla storia cittadina, mantenendone un preciso segno nel quadrato rosso all’angolo della facciata, sul quadrivio. 

Con l’intervento sopra il garage è stato realizzato un fascione marcapiano in c.a. e sopra una stanza destinata a ospitare una biblioteca privata e uno studio: «un bunker sopraelevato a + 3,40 m» lo definisce il progettista.

La sopraelevazione della torretta è stata realizzata con mattoni laterizi scuri sabbiati e posati a punta fascia: ogni tanto qualche elemento fuoriesce, ogni tanto qualche altro «cade» lasciando un buco da cui si intravede il cielo. Ricordo e citazione delle piccionaie dei cascinali della pianura piemontese e dei primi essiccatoi naturali per asciugare il riso raccolto nella pianura piemontese.

Il prospetto verso il cortile nord è caratterizzato da un balcone nascosto da una gabbia traforata con delle lame, da una scaletta a chiocciola e da una veletta in corten che congiunge il tetto. Lo sporto costituisce un’estensione della fascia marcapiano che circonda il perimetro del fabbricato.

Nell’intradosso del balcone compaiono le tracce di una camminata al rovescio «… come se qualcuno avesse calpestato a testa in giù, sul cemento fresco, l’intradosso del balcone. Guardare all’insù, da sotto il balcone, è divertente e mette di buon umore!». La gabbia-ringhiera del balcone è costituita da profili e piattine di ferro grezzo con larghezza 10 cm e di spessore variabile tra 3 e 5 mm a 90°, rispetto al piano verticale, che sporgono in maniera variabile nel vuoto (da 15 a 30 cm). Un simile gioco di ombre e luci si esplica nella tessitura dei mattoni in laterizio a vista dove l’alternarsi di pieni e vuoti scompone la massa muraria verso l’alto donandole una insolita «leggerezza». I materiali duraturi come una scultura grezza aspettano le piogge e lo scorrere del tempo per cangiare forma e colori e al contempo durare e impreziosirsi attraverso lo scorrere del tempo, con quella caratteristica patina che solo materiali quali i laterizi riescono ad avere, divenendo parte integrante del paesaggio. 

Nelle facciate piccole tettoie disegnano dinamici piani sfalsati; ciascuna di queste si conclude con una forma geometrica diversa richiamando le mantovane» delle comuni tende di tessuto.

All’interno nell’angolo sud-est una «capsula» staccata dal soffitto e leggermente ruotata rispetto ai muri perimetrali contiene il bagno; essa è interamente rivestita nel suo interno di tessere rosse; una finestrella quadrata incornicia perfettamente la successione dei portici del centro del paese. 

Nel suo interno, la micro-capsula è illuminata da una lampada sempre accesa, che riflette una luce rossa. 

La luce rossa e i muri interni rossi si scorgono dai sopracitati portici del centro storico, lontano più di 100 metri: una presenza che rassicura, durante la notte per ricreare così l’effetto presidio dei «Kôban»1 della città di Tokyo. È più che evidente, quindi, nella narrazione la cifra stilistica giapponese sia nelle dimensioni «micro», sia nell’accostamento tra i materiali: i mattoni, come pietra, vengono trafitti da lame d’acciaio, quasi fossero sacrificali samurai. Un accostamento dunque tra la cultura nipponica, orientale in genere, e quella del vercellese: mondi lontani e civiltà diverse, uniti dal filo conduttore del lavoro nelle risaie. 

Sono alcuni secoli che nel settentrione, in particolare, nell’immensa pianura che copre le province di Pavia, di Novara e di Vercelli si coltiva il riso, come avviene in Giappone, Cina e India.
Il risultato architettonico è dunque un’efficace sintesi multiculturale che ha come primaria ispirazione le radici del territorio Vercellese.

Rosario Gulino
Ingegnere Edile, ANDIL


Scheda tecnica

Oggetto: Residenza/Ufficio
Località: Livorno Ferraris (Vercelli)
Progetto architettonico architettonica & interior design: Dario Lusso
Progetto strutturale: Dario Lusso
Cronologia: 2009 – 2013
Superficie: 28,87 m2
Classe energetica edificio: Classe B
Fotografie: Dario Lusso

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