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Federica Brancaccio

Ricostruire città di valore

Federica Brancaccio
Laureata in Lingua e Letterature Moderne, è costruttore di seconda generazione. Vanta una lunga esperienza associativa: oggi è Presidente di Federcostruzioni e dell’Associazione Costruttori Edili di Napoli oltre che componente del Consiglio Generale dell’ANCE.
Dal 1995 è legale rappresentante della ‘Brancaccio Costruzioni spa’, che opera su tutto il territorio nazionale ed è specializzata in opere pubbliche. È legale rappresentante e componente di CdA di numerosi consorzi e società consortili.

 

Federcostruzioni, da Lei presieduta, è la federazione italiana che riunisce le categorie produttive d’intera
filiera edile e infrastrutturale con la mission di rappresentare a livello politico, economico e istituzionale le istanze e gli interessi comuni del settore delle costruzioni. Presidente può indicarci quali sono i comparti che, nello specifico, aderiscono a Federcostruzioni e che spazio di mercato occupano oggi, anche alla luce dei dieci anni di crisi in cui ha vissuto il settore?

Tutta la filiera delle Costruzioni è da tempo impegnata sulla strada dell’innovazione investendo in ricerca su prodotti e soluzioni, nella consapevolezza che senza sviluppo e senza la massima attenzione ad un percorso che ponga al centro la sostenibilità non può esserci un futuro.
Dopo dieci anni di crisi, in ogni caso, la filiera delle Costruzioni ha una produzione pari a 440 miliardi di euro (dati 2017, +0,8% sul 2016), impiegando 2,7 milioni di persone, più o meno il 12% dell’occupazione nazionale.
La nostra filiera - compreso l’indotto - mostra negli ultimi anni segnali di risveglio: positivi infatti i dati relativi al 2018, anche se si è ben lontani dai valori pre-crisi: rispetto al 2009 si registra un -27,5% in termini di valore economico e una contrazione di 750 mila occupati (-21,7%). I comparti che negli ultimi due anni hanno mostrato una significativa crescita sono quelli della riqualificazione degli immobili residenziali (+20,9%) e del commercio di macchine per il movimento terra (+14%), i soli in cui lo Stato ha introdotto sistemi di incentivazione. In un contesto di domanda interna ancora ferma, a trainare il mercato è l’export.

A seguito del disastroso terremoto del Centro Italia, il Governo Italiano ha introdotto con la legge di Stabilità del 2017 l’incentivo fiscale del “sismabonus” finalizzato alla prevenzione del rischio sismico del costruito. La Legge 96/2017 ha compreso nella misura del “sismabonus” anche gli interventi di demolizione e ricostruzione con variazione volumetrica ove consentito) nella zona sismica 1, allargando poi con la recente Legge 58/2019 ai comuni delle zone sismiche 2 e 3. Ritiene che grazie a questo incentivo possa finalmente decollare la ripartenza delle costruzioni?

Sicuramente. Non si tratta, infatti, solo di un’occasione di riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale pubblico e privato, che è mediamente vetusto ed energivoro, ma anche di un’occasione per garantire sicurezza e sviluppo sociale ai cittadini che ne beneficeranno e alle aziende che presteranno la loro
opera. In sostanza le misure del Governo mettono insieme i bisogni di sicurezza, sviluppo ed efficienza energetica. Inoltre, una ricerca proposta dalla nostra Associazione di Napoli, realizzata dagli economisti Di Maio e Rostirolla, dimostra che il sistema degli incentivi fiscali per il risanamento degli immobili, lungi dal rappresentare un esborso secco per le finanze stabili, rappresenta un formidabile moltiplicatore per effetto della tassazione diretta ed indiretta.
Il tutto è ancora più vero se si considerano le specifiche peculiarità del settore edile: l’elevatissima intersettorialità, il forte impatto occupazionale e la capacità di lasciare valore aggiunto nel luogo di produzione.
Ricordo a tal proposito che 1 miliardo di euro di produzione nelle costruzioni genera quasi 10.000 occupati diretti nel settore e 5.600 occupati nell’indotto.

Lei, oltre ad essere Presidente di Federcostruzioni, presiede da quasi due anni anche l’ACEN (Associazione dei costruttori edili di Napoli) ed è il legale rappresentante di una storica impresa di costruzioni del sud Italia, specializzata in opere pubbliche e che opera su tutto il territorio nazionale. Nella sua consolidata esperienza, quali sono i maggiori ostacoli che si riscontrano nell’intraprendere lavori di rigenerazione urbana e rottamazione edilizia? Una sostituzione edilizia di qualità può superare i provvedimenti restrittivi sul consumo del suolo?

Il disordine urbanistico, la sovrapposizione dei vincoli territoriali, l’abusivismo edilizio risultano essere i principali temi da affrontare e risolvere prima di poter avere una nuova ed esaustiva fase di pianificazione che preveda, in tempi brevi e contingentati, la possibilità di interventi di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione. Il fenomeno riguarda, sebbene in forme differenti, l’intero Paese. Si tratta, quindi, di esperire innanzitutto le pratiche di condono inesitate e di stimare realmente l’attuale fabbisogno della popolazione, valutando ove possibile anche gli interventi di aumento delle cubature (ai sensi dei piani casa) e dei cambi di destinazione d’uso.
Razionalizzare e migliorare le prestazioni dei volumi già assentiti ridurrebbe sicuramente il consumo di suolo; ottimizzare gli spazi già costruiti consentirebbe anche di riorganizzare l’assetto delle città.

 

Alfonsina Di Fusco
Ingegnere, EDI.CER. SPA Società controllata da Confindustria Ceramica