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Italia/Milano  
Cristina Celestino

28 Posti Bistrot

Nel cuore dei Navigli milanesi, zona per antonomasia di svago e relazione, un piccolo ma accogliente ristorante si pone come un piacevole punto di sosta rispetto ai clamori della circostante “movida”. Il locale 28 Posti, apparso sulle scene milanesi già da qualche anno dopo i lavori di ristrutturazione dell’originario ambiente in via Corsico realizzati con il coinvolgimento dei detenuti dell’Istituto Penitenziario di Bollate, nel 2020 ha rinnovato la sua consolidata immagine grazie all’intervento di ristrutturazione degli interni realizzato dall’architetto e designer Cristina Celestino. II ristorante, con solo 28 coperti, si configura chiaramente come un ambiente rilassato e informale, volutamente “contro corrente” rispetto ai locali più glamour che attraggono per l’immagine spesso tanto aggressiva quanto altrettanto spesso banale e “asettica”.
Matericità, texture, colore sono senza dubbio i punti chiave su cui si fonda l’intervento della progettista. Dall’ingresso su via Corsico si accede ad uno spazio di accoglienza segnalato dal mobile cassa sulla soglia, rivestito con un mosaico in terracotta a losanghe e sostenuto da tubolari in ferro verniciati in colore azzurro desaturato. Due sale contigue, separate dalla muratura storica in laterizio intonacata di cuiviene lasciata parzialmente a vista la materica tessitura originaria, ospitano 28 sedute distribuite attorno ai tavolini in legno e lungo le panche imbottite addossate alla parete di fondo.
Le due sale sono separate da un mobile contenitore inserito nell’apertura del setto in mattoni, discosto dalla muratura perché ne venga dichiarata l’autonomia come elemento di arredo e non strutturale: un volume arrotondato alle estremità, racchiuso da due lamiere curvate, con ripiani in legno e struttura in tubolari in ferro verniciato di azzurro riprende il linguaggio del mobile cassa all’ingresso con un rivestimento sul fronte a mosaico in terracotta a losanghe. Sui i lati corti dell’ambiente, una boiserie in cotto riveste il basamento e un intonaco materico a base di terra naturale di colore vinaccia ricopre le pareti fino al soffitto.
Sui lati lunghi, le pareti sono rifinite con un materico intonaco di colore gesso che riveste anche la parete opposta, di schermatura dei servizi igienici, in mattoni forati. L’illuminazione avviene attraverso lampade a sospensione in lamiera microforata solo apparentemente leggere e impalpabili come sculture di carta.
La palette cromatica privilegia senza dubbio i toni delicati e rilassanti, spesso tono su tono: dal legno naturale in diverse finiture (nelle travi originali restaurate, nei tavoli e nelle porte), alla terracotta, al cotto, all’azzurro di tubolari e campiture a soffitto, al vinaccia e al bianco gesso degli intonaci.
Tutto, in questo locale - dagli elementi tettonici (la muratura storica in laterizio, il setto in mattoni forati) ai rivestimenti (la boiserie in cotto, i mosaici in terracotta, l’intonaco materico a base di terra cruda) - è caratterizzato da un gusto discreto e da un’attenzione meticolosa ai materiali e ai dettagli. L’elogio della materia è senza dubbio un leitmotiv: il laterizio pieno, i mattoni forati, la terracotta, il cotto sono materiali che raccontano della storia millenaria del costruire, che derivano dalla terra e vengono qui reinterpretati in chiave creativa e contemporanea per conferire allo spazio l’aura di un ambiente caldo e famigliare.
Non c’è nessuna volontà di ostentazione ma solo la convinzione che la scelta di utilizzare materiali semplici, affidabili, naturali sia uno strumento di comunicazione essenziale per rimarcare, da un lato, scelte compositive che sostengono i valori della solidità e della durevolezza nel costruire e per suggerire, dall’altro, un parallelismo con lo “spirito” del locale che privilegia una cucina di sapori schietti e genuini. Una scelta di marketing particolarmente efficace in questo tempo di spesso eccessiva esibizione che dichiara, con pochi gesti, un approccio culturale che fa dell’autenticità un plusvalore nella progettazione dello spazio e nell’esperienza sensoriale della degustazione.

Chiara testoni,
Architetto, PhD