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Belgio/Uccle  
Pierre Hebbelinck + Pierre De Wit Architects

Maison Stine-Gybels Uccle

Quando Pierre Hebbelinck progetta un edificio non si limita a creare dei luoghi ma racconta storie, descrive vicende. Questo avviene non solo perché Pierre Hebbelinck oltre che progettista è anche un redattore ma perché il processo progettuale che sviluppa è sempre ricco di dettagli e attenzioni. Ciò è quanto avvenuto per la residenza privata realizzata a Uccle, antico centro collocato nell’immediata periferia di Bruxelles, per la produttrice cinematografica Elizabeth Gybels e il documentarista Laurent Stine autore del film «Qui n’a pas peur de l’architecture?».

Il racconto si snoda partendo dalla lettura del piccolo lotto che, presentando una forte pendenza, una planimetria allungata e un terreno sabbioso, ha condizionato non poco la narrazione. A dispetto della sua piccola dimensione, il terreno è particolarmente interessante nella misura in cui caratterizza il paesaggio. Si tratta infatti di un’area costellata da piccoli alberi e arbusti che la identificano in modo netto nel paesaggio: queste peculiarità del sottobosco vengono ulteriormente rafforzate dalla vicinanza con la foresta Verrewinckel che si trova a meno di 30 m di distanza.

Il progetto, come dichiarato dallo stesso progettista, parte proprio dalla vegetazione circostante per realizzare un edificio, articolato in due volumi di cui uno principale e uno di servizio, che si integra con l’ambiente rispettando il «sous bois». Tale circostanza è sottolineata dalla decisione di ruotare il secondo volume di qualche grado così da assecondare l’andamento del terreno e la curva della vallata. Il programma funzionale consiste in un appartamento e un’area destinata a una società produttrice di film.

La distribuzione spaziale è chiara e razionale: il primo livello è interrato, a eccezione del lato di ingresso del garage; il secondo livello, parzialmente interrato, è destinato alla zona notte con tre camere e i servizi igienici; il terzo livello ospita la zona giorno con cucina, pranzo e soggiorno; il quarto livello è dedicato alla camera matrimoniale e, opportunamente separato, allo studio. La superficie è complessivamente di 310 m2 di cui 60 m2 per il garage seminterrato e 250 m2 per l’abitazione e l’ufficio.

Alla residenza si accede dall’ultimo piano attraverso una scala piuttosto scoraggiante che si sviluppa lungo il perimetro del volume più basso. L’altezza dell’edificio è stata studiata in modo da emergere il meno possibile rispetto al profilo del lotto. Inoltre, sono stati giustamente considerati l’orientamento e il rapporto con gli edifici adiacenti al fine di evitare fastidiose zone d’ombra e consentire la giusta apertura sul paesaggio circostante.

A tale proposito è stato completamente «aperto» il prospetto che si affaccia sulla valle con una ampia vetrata, così da ottenere la migliore visuale possibile e fare godere il panorama da ogni piano e ambiente interno. Le generose aperture esterne sono ottenute con profili in alluminio posati a filo esterno, direttamente sopra il paramento in laterizio faccia a vista, allo scopo di creare una tensione tra la matericità dell’argilla e la trasparenza del vetro nel quale si riflette il verde circostante.

Per tutti i fronti del fabbricato la presenza bilanciata di mattoni e malta completa la stratificazione di una parete di tamponamento a cassetta che comprende camera d’aria, isolante termico e nuova parete interna. Le tonalità dei singoli elementi in laterizio muovono dal rosso vivo al brunito, offrendosi a diverse alchimie visuali in funzione del tempo atmosferico e dell’intensità dell’irraggiamento solare.

La malta cementizia, volutamente generosa nei corsi orizzontali, concorre alla scabrosità cromatica e superficiale dell’involucro verticale. Tale tecnica sembra avere un certo successo in Belgio, come dimostrano la Wall House a Bruxelles dello studio AND’ROL e il Centro di riabilitazione a Gent dello Studio Archipl. Il risultato è un elemento architettonico di difficile etichettatura e classificazione, con un linguaggio che sa esprimere la propria autonomia senza creare contrasti, così come lo stesso Hebbelinck ha fatto per il Museo d’Arte Contemporanea di Hornu. Ma questa è un’altra storia.  

Adolfo F. L. Baratta
Ricercatore, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Roma Tre


Scheda tecnica

Oggetto: Maison Stine-Gybels
Località: Uccle, Belgio
Committente: Laurent Stine, Elisabeth Gybels
Progetto architettonico: Pierre Hebbelinck / Pierre de Wit Architects
Progetto strutturale: Bureau d’Etudes Greisch sa
Collaboratori: Géraldine Bosly, Didier Brandt, David Henquinet, Margarida Serrão, Valérie Steyaert
Cronologia: 2006 (progetto); 2011 (costruzione)
Superficie: 310 m²
Fotografie: François Brix

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