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Francia/Toulouse  
michele&miquel

Giardino pubblico Niel Toulouse

Il concetto di «spazio aperto» si è evoluto nel corso dei secoli perché sono mutati i fruitori e le modalità di fruizione: quello che da alcuni è ancora inteso come uno spazio sottratto al costruito è in realtà la costruzione di uno spazio riconoscibile, permeabile e percorribile. La città è il luogo per eccellenza degli incontri e il legame tra spazi privati e spazi pubblici non può essere totalmente delegato alla viabilità. Lo studio dei percorsi e delle aree di sosta, l’integrazione delle specie vegetali con gli elementi di arredo urbano, l’impiego di materiali e soluzioni appropriati per le superfici pavimentali, concorrono a rendere fruibile il tessuto urbano e a elevare la qualità dello spazio. Ecco perché piazze, vie, cortili, orti e giardini pongono nuove questioni funzionali e formali che li fanno assurgere a centralità. In questo senso, un esempio virtuoso è costituito dal giardino pubblico Niel, la piazza d’armi dell’ex omonima caserma militare di Tolosa progettata dal duo di architetti paesaggisti Michéle Orliac, francese, e Miquel Batlle, spagnolo. Il giardino pubblico Niel rappresenta uno dei principali tratti distintivi del collegamento tra il quartiere Empalot a ovest, il quartiere Sainte-Agne a est e le rive del fiume Garonna che attraversa il capoluogo dell’Occitania.

La configurazione naturale dell’area, con gli alti rilievi che sovrastano la Garonna, ha storicamente protetto un luogo che ha ospitato, come dimostrano i recenti scavi archeologici, una tomba nell’Età del Ferro, una zona artigianale nel II secolo d.C., un’arena nel primo periodo romano, una roccaforte militare; questo luogo è stato impiegato come punto di osservazione durante la battaglia di Tolosa nel 1814. Un luogo, quindi, geograficamente e storicamente ricchissimo. Artefici di sofisticati interventi, come la splendida sistemazione dello spazio pubblico di Cap Roig in Spagna, nonché vincitori di premi internazionali, come il FAD (Fomento de Arts i Disseny), michéle&miquel hanno pertanto elaborato un progetto topologico, termine greco che significa letteralmente «studio del luogo», tipologico, «studio del tipo», e morfologico, «studio della forma», valutando limiti, connessioni, convergenze, funzioni e forme dello spazio. In attesa di poter portare alla luce i preziosi scavi archeologici, la superficie del giardino assume il ruolo di velo che protegge i tesori sepolti, documentando la presenza del promontorio e rafforzando la configurazione degli adiacenti alloggi militari senza, tuttavia, piantumare specie con profonde radici a causa delle presenze sotterranee. Questa topografia di piccole colline che emergono consente lateralmente la piantumazione di alberi e crea un’oasi verdeggiante al centro del giardino: ciò rafforza la prospettiva assiale centrale rispetto ai padiglioni simmetrici del precedente accesso e all’edificio del quartier generale sull’altro lato. Gli allineamenti dei vecchi platani su entrambi i lati sono stati riattati, determinando un filtro verde tra il giardino e gli edifici circostanti. Inoltre, sui rilievi la piantagione di aceri crea un boschetto, mentre su una distesa di graminacee sono piantate tre distinte specie di acero (Cappadocia, saccarino e campestre). Il risultato è un giardino che si compone di spazi diversi, piccoli scorci e varietà di ambienti, colline, boschetti, prati, percorsi sabbiosi e belvederi, che si prestano a varie attività: spazi gioco per bambini, campi per giocare a pallone, pendii su cui i bambini slittano, aree di riposo. Un verdeggiante teatro all’aperto fronteggia l’edificio dell’ex quartier generale, con uno specchio d’acqua che riflette la sua facciata nonché gli alti alberi. Il progetto è completato da un pergolato lineare, che conferisce agli edifici circostanti un piedistallo verde, e un ampio piazzale posto all’entrata del giardino che ospita uno spazio polifunzionale. Il parco, ondulato e brillante, presenta una consistenza superficiale cangiante dal vegetale al minerale. Della superficie vegetale abbiamo già scritto; la superficie minerale è invece realizzata con mattoni pieni in laterizio, materia e essenza della città di Tolosa, nota in Francia come la «città rossa». Il mattone viene però rinnovato con una soluzione industrializzata che garantisce comunque le «naturali» prestazioni del laterizio.

Il FlexBrick, questo il nome del sistema, è dato dall’integrazione di trefoli di acciaio in un reticolo di elementi in laterizio, con cui si ottengono «fogli» che possono essere utilizzati per realizzare involucri architettonici e, appunto, superfici pavimentali. I suoi vantaggi sono molteplici: la flessibilità consente lo stoccaggio e il trasporto in comode bobine, la posa in opera è rapida ed economica, la qualità e la persistenza della tradizione sono garantite dalla presenza del laterizio.

Anche nel progetto di michéle&miquel, come afferma Annalisa Metta nell’editoriale di questo numero di Costruire in Laterizio, «le pavimentazioni in laterizio attribuiscono evidenza al tono e al timbro dello spazio, interagendo con l’alterna frequenza di luci, ombre e suoni del luogo, attraverso i propri connotati tattili e acustici».

Adolfo F. L. Baratta
Professore Associato, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre


Scheda tecnica

Oggetto:

Giardino pubblico Niel

Località: Tolosa, Francia
Committente: Comune di Tolosa
Progetto architettonico: michele&miquel
Cronologia: 2012 (progettazione), 2013 (realizzazione)
Superficie: 20.000 m2
Costo complessivo: 2.600.000 euro
Fotografie: Miquel Batlle, Michele Orliac

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