fbpx
  • Visualizza:
  • Commerciale
  • Pubblico
  • Ospedaliero
  • Religioso
  • Residenziale
  • Scolastico
  • Sportivo
  • Terziario
Italia/Poggibonsi  
Natalini + Guicciardini + Magni

Teatro Politeama dei Ravvivati Costanti Poggibonsi

Adolfo Natalini ha ben presente nel suo repertorio figurativo il tema del teatro: nel 1987 aveva costruito a Firenze il «Teatro della Compagnia»; nell’85 aveva vinto il concorso per il teatro di Rimini, nel 2007 ha partecipato al concorso per il Parco della musica e della cultura a Firenze, nel 2008 è intervenuto sul Teatro San Carlo di Napoli. 

Poi, alla fine del 1998, era stato chiamato a Poggibonsi per il nuovo Teatro dell’Accademia Ravvivati Costanti, poiché c’era l’intenzione di ricostituire la sala del grande cinema degli anni ‘50, che a sua volta aveva sostituito un dignitoso teatro ottocentesco, distrutto nel ‘43 in un bombardamento. Già conosceva la città di quasi 30.000 abitanti, situata nell’Alta Val d’Elsa, in provincia di Siena, poiché qui, alla fine degli anni ‘60, si era cimentato con progetti per la fortezza medicea.

Conosceva comunque le vicende di quel Teatro, costruito e decorato con stucchi e dorature nel 1828; successivamente restaurato nel 1880 dall’architetto Luigi Fusi; quindi ricostruito nel dopoguerra come Politeama dall’architetto Carlo del Zanna, per accogliere, fino all’inizio degli anni ‘90, con i suoi 1300 posti, il pubblico cinematografico; infine, acquisito nel 1997 dal Comune con la volontà di ristrutturarlo. 

Natalini in precedenza aveva scritto molto sui teatri e accumulato libri e riviste sull’argomento: il V libro del «De Architettura» di Vitruvio, che detta norme e regole per la costruzione e che parla dei «vasi risuonatori» presenti nella cavea del teatro; il trattato del Serlio, che ripropone, citando Vitruvio, i tre tipi di scenari teatrali: tragico, comico, satirico.

Natalini dichiara di conseguenza che a Poggibonsi ha voluto usare l’immagine del teatro come «risuonatore» della città e si è ispirato alle tre scene del Serlio per descrivere e far vivere il teatro come luogo di rappresentazione non solo di tragedia, commedia e idillio, ma anche della città, dell’architettura e dei suoi abitanti.

«Analoga alla scena comica (quotidiana, privata) è la struttura del teatro, metallica, dovuta alla necessità, corredata d’impianti, di servizi e di ambienti accessori. Analogo alla scena satirica (idilliaca, naturalistica) è l’arredo, un gregge di animali docili (le poltrone) sul tappeto erboso».

Per la progettazione, ha considerato incongruo col luogo il volume esistente del cinema e la sua povera architettura e ha ritenuto necessaria la sua sostituzione con un nuovo edificio che avesse un’architettura monumentale, interpretando così il ruolo di centralità simbolica e urbana come richiesto dalle aspirazioni collettive. 

Il complesso, una grande costruzione con struttura in calcestruzzo armato, foderato da una cortina di mattoni color ocra e coperto da una volta, è articolato su quattro piani.

La tessitura di mattoni si articola con ricorsi in aggetto che generano ombre evocando la facciata non finita del vecchio teatro ottocentesco. 

La costruzione si affaccia su due piazze e sull’asse viario di via Trento, offrendo l’originale semplicità dei suoi profili e dei materiali di rivestimento: sulla piazza Berlinguer si staglia l’andamento curvilineo della copertura, segnato dalla grande scritta in acciaio sulla parte alta della facciata principale; sugli altri lati a copertura sporge come gronda e sul fondo diviene rivestimento della parte alta della torre scenica. Sul fronte e sulla piazza interna, rivestiti di travertino, fuoriescono dalla scatola teatrale i corpi di ingresso: il corpo anteriore inquadra in grandi riquadri di cristallo il foyer e gli affacci del ristorante al primo piano; sul fianco la piazza si completa con la citazione di una porzione di facciata del teatro neoclassico distrutto dalla guerra.

L’accesso al teatro protetto da una tettoia esterna, avviene dall’angolo dell’edificio all’incrocio delle due piazze. La sala maggiore, con 650 posti, è tipologicamente assimilabile al modello wagneriano con cavea a ventaglio. 

L’elemento principale è infatti una grande gradonata inclinata con alcune aperture sui lati (gallerie). Le pareti sono costituite dalle quinte che contengono le gallerie laterali di accesso alla sala, le scale di servizio e una serie di posti d’ascolto. Attraverso il telaio strutturale (moderna evocazione del vecchio sistema dei palchetti), rivestito con parapetti e schermature in legno di ciliegio, lo sguardo si allarga verso le pareti esterne foderate di tessuto fonoassorbente. La sala è coperta da una grande volta cassettonata che crea campiture di frazionamento acustico. C’è poi, al livello più basso, una sala minore dotata di schermo cinematografico, che contiene 200 posti e, nel piano basso della torre scenica, i laboratori audiovisivi, con ingresso indipendente e collegamenti con la sala minore e con il soprastante foyer. ¶

 

Roberto Gamba
Architetto libero professionista


Scheda tecnica

Oggetto: Ricostruzione dell’ex Politeama, degli arredi fissi e mobili e rifacimento di piazza F.lli Rosselli
Località: Poggibonsi (Siena)
Committente: Amministrazione Comunale Poggibonsi
Progetto architettonico: Adolfo Natalini, Piero Guicciardini, Marco Magni
Collaboratori: Nicola Capezzoli, Tamara Migliorini
Progetto strutturale: Alessandro Chimenti, Massimo Vivoli
Progetto impiantistico: Marcello Cipriani, Dario Lotti
Consulenti acustici: Hubert Westkemper, Fabrizio Giovannozzi
Impresa di costruzione: Impregilo Edilizia e Servizi s.p.a.
Superficie: 4.000 m2
Cronologia: 1998 – 2005
Costo complessivo: 3.935.142,87 €
Fotografie: Saverio Lombardi Vallauri e Marco Magni

contentmap_plugin