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Marco Parini

Tutela attiva dei beni monumentali e paesaggistici

Italia nostra

Era il 29 ottobre 1955 quando un gruppo di cittadini, tra cui il Sen. Umberto Zanotti Bianco, Elena Croce, la Contessa Desideria Pasolini dall’Onda, Giorgio Bassani, consapevoli dell’urgenza di proteggere l’Italia dagli «sventramenti» e le distruzioni che stavano avvenendo con il dopo guerra e la ricostruzione, diedero vita a un’associazione di volontari che volevano dedicarsi alla tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione. Quell’Associazione era Italia Nostra, e per anni fu l’unica organizzazione in Italia a parlare del centro storico come un «unico monumento» e della necessità dei piani regolatori, a controllare l’operato dei Ministeri e a portare il proprio contributo anche nella redazione di nuove leggi a tutela del patrimonio storico o ambientale, a mettere al centro il legame fra ambiente e natura, seguendo un approccio trasversale alla lettura e alla conoscenza del paesaggio percepito come «museo diffuso». 

Sono passati 60 anni, le nostre Sezioni sul territorio sono salite a quasi 200, le battaglie vinte sono state molte, le delusioni pure, ma Italia Nostra continua ad avere un ruolo fondamentale nel processo di tutela dei beni monumentali e paesaggistici. Una tutela attiva che inizia con uno studio del bene, cui seguono richieste di verifiche e provvedimenti di tutela delle Soprintendenze, campagne di sensibilizzazione e, spesso, ipotesi di destinazione compatibili con le caratteristiche e l’ovvia esigenza d’integrità del bene, fino alla sua gestione. Si tratta di un processo finalizzato alla salvaguardia di un bene culturale che talvolta vive della sua essenza, come un sito archeologico, ma in altri casi deve trovare un utilizzo, come un palazzo, che pur restaurato ove privo di destinazione ben presto si avvia al degrado. 

Una tutela attiva che si traduce quindi in progetti di gestione per beni altrimenti destinati all’abbandono, proponendo un modello alternativo che offra posti di lavoro e rilancio dell’economia locale nel più rigoroso rispetto dei principi di tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali; proprio come stiamo facendo per il Boscoincittà a Milano, il Parco Archeologico dei Tauriani a Palmi in Calabria o l’eremo di Santo Spirito a Majella in Abruzzo. Una tutela attiva che si traduce concretamente anche in restauri veri e propri grazie ai contributi che le nostre Sezioni raccolgono per finanziare recuperi di monumenti e opere d’arte. Come ha fatto a esempio la nostra Sezione di Milano, con il Fondo Enzo Monti, per il Portale maggiore del Duomo, quella di Firenze per alcuni busti marmorei degli Uffizi o quella di Sinis Cabras per la Torre Canai che sorge sull’isola di Sant’Antioco. 

Come potrebbe avvenire lavorando sempre più sui materiali come il cotto, il mattone antico che troviamo nei siti romani o rinascimentali, quando promuoviamo la tutela di centri storici o singoli edifici dell’Italia centrale. 

Una tutela attiva che parte dall’assioma che non si possa tutelare ciò che non si conosce e che quindi si traduce in un grande impegno nel settore dell’educazione e sensibilizzazione di giovani e adulti: patrimonio culturale, paesaggio e ambiente, cittadinanza attiva e responsabile, sostenibilità ambientale, equità sociale, gioco e divertimento, sono le parole chiave dei progetti e concorsi che proponiamo fin dal 1971 in stretta collaborazione con i Ministeri dell’Istruzione e dei Beni culturali, gli enti locali, altre associazioni e intellettuali del mondo della cultura italiana e straniera. 

Una tutela attiva che non dimentica di portare il proprio contributo a livello normativo partecipando, con proposte di contributo ed emendamento, nelle Commissioni parlamentari, come è avvenuto per esempio per la proposta di legge sul contenimento del suolo agricolo. Una tutela attiva che non ha tralasciato l’azione giudiziaria con oltre ottanta ricorsi amministrativi solo negli ultimi anni e decine di costituzioni di parti civili in processi penali per reati ambientali, tra questi il processo Ilva a Taranto. 

In poche righe mi è impossibile presentare in modo esaustivo questa gloriosa Associazione che ho l’onore di presiedere. Negli anni la nostra azione si è resa sempre più complessa, articolata, difficile. Sempre più spesso veniamo chiamati a difendere beni e luoghi culturali o d’interesse paesaggistico vicariando o talvolta sostituendo le pubbliche amministrazioni. E da sempre cerchiamo di fare spaziare il nostro sguardo per comprendere quali orizzonti culturali possano contribuire al comune benessere, quali gli ambiti innovativi su cui sensibilizzare, quali le nuove strategie da adottare.

Tante le cose fatte, moltissime ancora da fare, ma Italia Nostra è giovane, ha solo 60 anni, e tanto potrà fare ancora per il nostro Paese.

Marco Parini
Presidente Nazionale di Italia Nostra Adriano